Chi ha paura di facebook?

Sembra ormai naturale e scontato l'uso anche nel settore business di tecnologie quali blog, i vari messenger, skype.
Ma ognuna di queste tecnologie, perfino le email, ha avuto un periodo in cui erano viste con sospetto, per non dire che erano proprio bandite nei rapporti di lavoro.
Bisogna rileggersi gli articoli che via via hanno celebrato lo sdoganamento di questi sistemi per avere la percezione dell'inerzia all'innovazione del settore "serio" business, che spesso subisce queste innovazioni indotrodotte dagli utenti più giovani e dagli early adopters, per poi farle proprie e sfruttarne le potenzialità.

E oggi il nuovo "ragazzino dell'ufficio a fianco" guardato con sospetto si chiama "social network" di cognome, e facebook di nome.
Recentemente ho ricevuto una chiamata da parte di un collega, che consideravo un innovatore (ma anche su questo un secolo sembra essere passato), che si lamentava per la presenza su facebook di un gruppo indrizzato a utenti collegati ad una certa società e manifestava l'esigenza che venisse cancellato: le confuse motivazioni sulla necessità di autorizzazione da parte della società, o esigenze di non essere accomunati a temi e espressi nei post del gruppo mi hanno lasciato perplesso: per me, come immagino per la maggior parte degli utenti, un blog ad esempio "su" telecom non significa un blog "di" telecom, fermo restando il fatto che non debbano esserci in questi spazi comportamenti di tipo diffamatorio o altri eccessi tra l'altro proibiti dalle condizioni d'uso del servizi.
Si possono trovare centinaia di gruppi su temi disparati così come su società quali tiscali, mediaset, accenture, gruppi che nascono dagli ambienti allargati di amici, di compagni di scuola, di colleghi di lavoro, o di conoscenze spesso acquisite sulla rete, e trattano temi che spesso si allontanano dal titolo o dallo scopo originario del gruppo.

C'è chi si spinge in fondo nelle analisi, affermando che le email siano morte e il loro spazio lo stanno riempendo i social network.
Effettivamente il meccanismo dell'email fondamentalmente legato al vecchio concetto della posta: scrivo un messaggio, lo imbusto nella mia email e lo spedisco; saprò se questo è ricevuto o meno da una risposta; estensioni quali ricevute di ritorno, o il raggruppamento dei messaggi in thread operati da software o servizi (ritengo quello di gmail attualmente il migliore), piuttosto che da sistemi quali newletter, effettivamente non tengono il passo con l'innovativa modalità di comunicazione introdotta dai social network.
I giovanissimi che hanno usato e abusato degli sms su cellulari e degli instant message su pc e poi contagiato il settore business, si stanno quindi riversando in massa su questi sistemi.
Facebook in particolare ha superato da pochi mesi il suo concorrente myspace in termini di utenti, e alla possibilità di sviluppare applicazioni all'interno del sistema ne fornisce caratteristiche di primo livello.

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