Il paradosso della Cookie Law e del provvedimento del garante
La famigerata Cookie Law, ovvero il provvedimento del garante italiano della Privacy che sta costringendo tutti i siti a mettere una barra in bella evidenza, otterrà l'effetto contrario a quello che si propone.
Per evitare il fastidioso messaggio, gli utenti si vedranno costretti e si abitueranno ad installarsi e mantenere il più a lungo possibile i cookie dei più disparati siti e servizi.
Se prima gli utenti potevano evitare l'installazione dei cookie attraverso le modalità "incognito" di navigazione offerte da alcuni browser, o attraverso appositi plug-in, adesso tale possibilità diventerà poco pratica e potrebbe essere abbandonata, perché quando si accetta il consenso (o lo si nega, per i pochi siti che offrono questa opzione) viene salvato un apposito cookie che con questi sistemi scompare quando si chiude il browser.
Ecco il paradosso: come una sirena guasta dell'allarme antifurto, quei messaggi che dovrebbero attirare la nostra attenzione e avvisarci, diventano un fastidioso rumore di fondo al quale senza renderci conto ci abituiamo a levarceli di mezzo nel modo più veloce possibile.
Il rimedio peggiore del male?
La sensazione è che siamo finiti nel solito pasticcio all'italiana, norme difficili da applicare, ancora più difficili da far rispettare, che vengono vissute con fastidio da coloro che dovrebbero essere garantiti, e quindi alla fine inutili se non addirittura dannose.
Creano difficoltà ai piccoli, e hanno pochi o nessun impatto sui grandi.
Ai grandi spammer, ai grandi profilatori di utenti, basterà spostarsi in paesi dove queste norme non sono applicabili, e fornire i servizi da quei paesi. D'altronde siamo su Internet, e per fortuna per accedere ad un sito che si trova fuori dalla giurisdizione italiana non siamo costretti a passare le frontiere, anche se per i legislatori questa libertà che Internet ci ha regalato viene vissuta con grande fastidio.
Chi pagherà il prezzo più alto saranno i piccoli siti, i piccoli blog, gli innovatori, le start up, che ancora hanno difficoltà a capire cosa sia veramente obbligatorio, quali siano i pericoli, e cosa debba invece essere ignorato.
E gli utenti, con paginoni di termini e licenze sempre più lunghi e impossibili da leggere e da capire, che verranno accettati ancora una volta senza che chi "presta il consenso" si possa realmente rendere conto di costa sta, di fatto, firmando.
Per evitare il fastidioso messaggio, gli utenti si vedranno costretti e si abitueranno ad installarsi e mantenere il più a lungo possibile i cookie dei più disparati siti e servizi.
Se prima gli utenti potevano evitare l'installazione dei cookie attraverso le modalità "incognito" di navigazione offerte da alcuni browser, o attraverso appositi plug-in, adesso tale possibilità diventerà poco pratica e potrebbe essere abbandonata, perché quando si accetta il consenso (o lo si nega, per i pochi siti che offrono questa opzione) viene salvato un apposito cookie che con questi sistemi scompare quando si chiude il browser.
Ecco il paradosso: come una sirena guasta dell'allarme antifurto, quei messaggi che dovrebbero attirare la nostra attenzione e avvisarci, diventano un fastidioso rumore di fondo al quale senza renderci conto ci abituiamo a levarceli di mezzo nel modo più veloce possibile.
Il rimedio peggiore del male?
La sensazione è che siamo finiti nel solito pasticcio all'italiana, norme difficili da applicare, ancora più difficili da far rispettare, che vengono vissute con fastidio da coloro che dovrebbero essere garantiti, e quindi alla fine inutili se non addirittura dannose.
Creano difficoltà ai piccoli, e hanno pochi o nessun impatto sui grandi.
Ai grandi spammer, ai grandi profilatori di utenti, basterà spostarsi in paesi dove queste norme non sono applicabili, e fornire i servizi da quei paesi. D'altronde siamo su Internet, e per fortuna per accedere ad un sito che si trova fuori dalla giurisdizione italiana non siamo costretti a passare le frontiere, anche se per i legislatori questa libertà che Internet ci ha regalato viene vissuta con grande fastidio.
Chi pagherà il prezzo più alto saranno i piccoli siti, i piccoli blog, gli innovatori, le start up, che ancora hanno difficoltà a capire cosa sia veramente obbligatorio, quali siano i pericoli, e cosa debba invece essere ignorato.
E gli utenti, con paginoni di termini e licenze sempre più lunghi e impossibili da leggere e da capire, che verranno accettati ancora una volta senza che chi "presta il consenso" si possa realmente rendere conto di costa sta, di fatto, firmando.
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